L’edizione 2025 di Cinema In Verde propone una rassegna di quattro film, più una proiezione speciale, molto diversi tra loro, ma accomunati da uno sguardo profondo e laterale sul nostro presente. Non si tratta solo di cinema “ambientale” in senso stretto: la rassegna di quest’anno spazia dalla cronaca documentaria alla distopia politica, dal racconto intimo alla favola animale, offrendo prospettive multiple su come il nostro rapporto con l’ambiente — naturale, sociale, interiore — stia cambiando.
Più indietro nel tempo, ma con uno sguardo altrettanto politico, Palazzina LAF di Michele Riondino ci porta dentro il cuore malato dell’Ilva di Taranto nel 1997. Una storia vera e grottesca, che mette in scena le dinamiche del potere industriale e la disumanizzazione del lavoro, dove il corpo operaio è sacrificabile e il territorio diventa vittima collaterale. Anche qui, l’ecologia è implicita: nella devastazione ambientale che resta fuori campo, nel disagio psichico che diventa denuncia.
A ribaltare completamente i piani è 2073 di Asif Kapadia, un esperimento narrativo tra doc e sci-fi ambientato in un futuro non così lontano. Il mondo è collassato sotto il peso della sorveglianza, del cambiamento climatico e della deriva autoritaria. La protagonista, Ghost, ci parla dal futuro per raccontarci il presente — e lo fa con una potenza visiva e politica che travolge. Un monito in forma di distopia che denuncia il nostro immobilismo come scelta già fatale.
Ma la rassegna non rinuncia a raccontare anche l’ecologia del vivere quotidiano, delle relazioni, delle trasformazioni più lente. Vermiglio di Maura Delpero è un’opera poetica e stratificata che attraversa un anno di guerra e un ciclo naturale in parallelo: la nascita, la morte, la migrazione, il trauma e la cura. La natura diventa specchio e metafora della complessità umana, in un racconto corale che mescola il respiro epico della Storia alla delicatezza dell’intimo.
Flow di Gints Zilbalodis è forse il film più visionario e accessibile della rassegna: un’animazione senza dialoghi che racconta il viaggio di un gatto e di un gruppo di animali sopravvissuti a un’alluvione. È una favola ecologica, ma anche un invito a ripensare la convivenza e l’interdipendenza in tempi di crisi. In un mondo post-umano, la solidarietà tra le specie diventa la sola forma possibile di salvezza.
Infine Come non ci fosse un domani di Riccardo Cremona e Matteo Keffer, un documentario immersivo che segue da vicino il movimento di Ultima Generazione. Il film racconta senza filtri le azioni e le contraddizioni degli attivisti climatici più discussi d’Italia, interrogandosi sul senso profondo dell’impegno civile in un’epoca di crisi ambientale acuta e libertà d’espressione minacciata. Non è un racconto “oggettivo”: è un atto di testimonianza, che ci interroga sulle scelte da fare.
Cinema In Verde 2025 ci invita ancora una volta a guardare oltre la superficie. I film selezionati mettono in discussione certezze, definizioni e priorità, spingendoci a esplorare nuove mappe per orientarsi nel presente. L’ambiente non è un tema: è una lente attraverso cui leggere il lavoro, la giustizia, la memoria, la sopravvivenza. E il cinema, come sempre, ci aiuta a trovare le parole giuste — anche per ciò che non riusciamo ancora a dire.